Non parliamo semplicemente di una dieta, ma di un approccio terapeutico chetogenico. Originariamente concepito per il trattamento dell'epilessia nei bambini, questo metodo ha dimostrato nel tempo la sua efficacia scientifica nella gestione di diverse condizioni quali obesità, sindrome dell'ovaio policistico, diabete di tipo 2, cefalee e sindrome metabolica. Essendo fondato su basi scientifiche, per seguirlo correttamente è essenziale affidarsi a uno specialista, evitando l'autogestione che può risultare controproducente e persino dannosa.
Contrariamente a quanto alcuni potrebbero pensare, non si tratta di un regime iperproteico. La dieta chetogenica si basa principalmente sulla significativa riduzione dei carboidrati a favore di un incremento dei grassi "buoni", mantenendo un apporto proteico normale.
Il suo obiettivo primario è indurre l'organismo a bruciare i grassi come principale fonte di energia. Normalmente, in presenza di carboidrati, le cellule sfruttano questi ultimi per ottenere energia. Tuttavia, riducendo l'apporto di carboidrati a un livello minimale (inferiore ai 30-50 grammi al giorno), il corpo inizia a utilizzare i grassi come combustibile. Per essere metabolizzati, i grassi devono essere convertiti in corpi chetonici (acetone, acetoacetato e 3-β-idrossibutirrato), avviando così il processo di chetosi.
Per assicurare l'efficacia della terapia chetogenica, è indispensabile aderire scrupolosamente a determinate linee guida:
È importante ricordare che questa dieta si basa sull'assunzione di cibi veri, naturali e minimamente processati, privilegiando i grassi "buoni" come l'avocado, l'olio di oliva extra vergine (EVO) e gli MCT, proteine di origine animale, frutta secca, verdure e frutta con basso contenuto di zuccheri.
Tuttavia, è essenziale non deviare dal piano stabilito; infatti, anche un minimo sgarro può compromettere il processo di chetosi.
Per quanto riguarda gli alimenti da evitare, la lista include cereali e derivati, legumi, patate, castagne e qualsiasi forma di zucchero, inclusi la frutta e i succhi di frutta ad alto contenuto zuccherino.
Nelle fasi iniziali è consigliabile moderare l'esercizio fisico, evitando sforzi eccessivi. Con il consolidarsi dello stato di chetosi, sarà possibile incrementare l'intensità dell'allenamento, includendo sia il sollevamento pesi che sessioni cardio più impegnative.
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